Dizionario Biografico dei Protestanti in Italia

Giuseppe Malan

Giuseppe (Joseph) Malan (5 gennaio 1810 – 16 ottobre 1886) imprenditore, banchiere, deputato del Parlamento Subalpino, primo membro laico del Comitato di Evangelizzazione, benefattore dei valdesi.

Biografia

Nato a San Giovanni (oggi Luserna San Giovanni), era figlio di Jean Michel, agricoltore, e di Jeanne Lantaret. Dopo aver trascorso parte della sua infanzia a San Giovanni, fu inviato dal padre, educatore rigido quanto fermo nella sua fede evangelica, ad Angrogna dove restò fino all'età di quindici anni. Sotto la direzione del pastore Paul Goante ricevette una formazione religiosa accurata.

In seguito si trasferì a Torino dove fu assunto da suo zio Joseph Malan, titolare di una piccola impresa commerciale specializzata nella compravendita di tessuti. Adibito alle forniture per l'azienda, il ragazzo viaggiò per l'Europa in cerca di mercati: nel 1830 venne inviato in Spagna per l'acquisto di una partita di stoffe del valore di 300.000 franchi.

Grazie all'esperienza accumulata nel ramo finanziario e tessile, nel 1837 assunse la codirezione della fabbrica per la filatura del cotone che suo zio aveva aperto a Pralafera (Val Pellice) nel 1833 insieme alla svizzero S. Grainicher, opificio che in pochi anni si sarebbe imposto come uno dei più importanti in Piemonte sia per gli alti livelli produttivi e qualitativi sia per il numero di addetti.

Nel febbraio del 1838 sposò a San Giovanni Caroline Peyrot, figlia di David Jean Jaques Peyrot e sorella del ricco possidente Henri David Peyrot. La coppia non ebbe figli ma i coniugi ebbero comunque la possibilità di riversare la loro passione per i bambini nei confronti del nipote Henri Peyrot, rimasto orfano di madre all'età di due anni.

Poco dopo le nozze, Malan e le moglie si trasferì a Torino nella cosiddetta "Casa Bellora", immobile in cui era ospitata una cappella protestante, il cui culto era garantito solo dalla protezione della legazione prussiana. Entrato in contatto con il cappellano Amedeo Bert, Malan divenne un membro molto attivo di quella comunità.

Imprenditore abile e lungimirante, a partire dal 1850 si dedicò anima e corpo al progetto di una linea ferroviaria in grado di collegare Pinerolo con Torino. L'opera si concretizzò nel 1852 con la nascita della Société anonyme du Chemin de fer de Pignerol, di cui lo stesso Malan divenne segretario. La linea ferroviaria fu inaugurata il 28 luglio del 1854. Negli stessi anni avviò, insieme ad alcuni soci inglesi, un'attività bancaria di sconto, proficua ma molto rischiosa: quando nel 1857 i soci inglesi ebbero un grave dissesto, Malan si trovò esposto personalmente per 500.000 franchi e si salvò solo grazie a ingenti prestiti bancari.

Segnato profondamente da questa esperienza, Malan si gettò nuovamente a capofitto nel campo tessile. La lenta ripresa, contraddistinta dalla ricerca di nuovi mercati per l'importazione di cotone greggio, fu però interrotta bruscamente dalla difficoltà di ricevere forniture dagli Stati Uniti a causa della guerra civile. Incapace di reagire a quest'ultima e grave crisi, che nel 1862 lo costrinse a ricorrere ancora a prestiti stranieri, Malan assisté al lento declino dell'opificio di Pralafera; all'inizio del 1872 la ditta fu affidata a un cugino, e Malan si limitò a conservare una partecipazione finanziaria. Tornò a occuparsene nel 1875, allorché la famiglia lo incaricò di prepararne la liquidazione per venderla ai conti Mazzonis.

La fine dell'attività imprenditoriale consentì a Malan di mettersi completamente al servizio della Chiesa Valdese, la quale dopo l'emancipazione del 1848 era in espansione. Nel 1841 divenne membro del Concistoro della comunità valdese di Torino e in seguito fu eletto cassiere dell'Ospedale Evangelico Valdese e dell'Istituto degli Artigianelli valdesi.

Nel 1851, insieme a Charles Beckwith, finanziò i lavori per la costruzione del tempio valdese di Torino, inaugurato il 15 dicembre del 1853. Sempre in quell'anno ebbe un ruolo di primo piano nella complessa vicenda dell'acquisto della «Madre di Dio», una vecchia chiesa cattolica sconsacrata che i valdesi di Genova volevano trasformare nel loro locale di culto. Allarmato per la situazione, l'arcivescovo della città ligure Andrea Charvaz gridò allo scandalo e protestò formalmente con il re. Cavour trovò in Malan un interlocutore attento a sdrammatizzare la questione e in grado di convincere i suoi correligionari a rinunciare al progetto. La vicenda ebbe come effetto la nascita di una Società Evangelica, guidata dal pastore Bonaventura Mazzarella, analoga a quella di Torino, curata dall'ex barnabita Luigi Desanctis: esse costituirono ben presto il primo nucleo della Chiesa Cristiana Libera.

Eletto membro della Tavola Valdese durante il Sinodo del 1848, ricevette ufficialmente lo stesso anno l'incarico di tesoriere. Abbandonato tale ruolo nel 1859, l'anno successivo entrò a far parte come unico membro laico del neonato Comitato di Evangelizzazione.

Gli anni Cinquanta dell'Ottocento furono inoltre gli anni dell'impegno parlamentare di Malan. Resosi vacante il collegio di Bricherasio, fu eletto il 2 febbraio del 1850. Primo deputato di confessione protestante a sedere in Parlamento, Malan mantenne il suo seggio per tre legislature, dalla IV alla VI, riuscendo eletto per l'ultima volta il 15 novembre del 1857: un decennio nel corso del quale il suo spirito di moderazione e la sua capacità di mediazione gli guadagnarono la simpatia di Camillo Cavour: nel 1859 lo stesso Cavour ordinò personalmente l'acquisto di una partita di fustagno per i poveri di Leri e indicò appunto in Malan «il miglior fabbricante di questo tipo di stoffa».

Il tema della tutela delle minoranze religiose (e di riflesso della limitazione dei privilegi dei cattolici) fu al centro di molti dei suoi interventi parlamentari, che, a differenza dei primi, pronunciati in francese, a partire dal 1851 furono svolti in italiano. L'altra materia cui prestò attenzione – allineandosi di solito alle scelte del governo – fu quella della politica finanziaria e delle misure fiscali, in particolare in relazione alla produzione tessile, a tutela della quale perorò nel maggio 1851 il mantenimento di un forte dazio sulle importazioni dei velluti di cotone.

Morì a Torino il 16 ottobre del 1886.

Fonti archivistiche

Archivio Tavola Valdese (in ATV), Serie V, Corrispondenza, fascicolo 72 (1848-1891).

Bibliografia

W. Meille, M. Joseph Malan, in «Le Témoin», n. 43, 22 ottobre 1886.spazio
A. M., Giuseppe Malan, in «L'Italia Evangelica», n. 43, 23 ottobre 1886.spazio
W. Meille, Un vaudois de la vieille roche. Souvenirs de Joseph Malan, Torino, Impr. De L'union Typographique-Editrice, 1889.spazio
Cavour e l'Inghilterra. Carteggio con Emanuele d'Azeglio
, vol. I, a cura della Commissione reale editrice, Bologna, 1933.spazio
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G. Quazza, L'industria laniera e cotoniera in Piemonte dal 1831 al 1861, Torino, Museo nazionale del Risorgimento, 1961, p. 73.spazio
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G. Monsagrati, Giuseppe Malan, in «Dizionario biografico degli Italiani», vol. 67, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2007, pp. 743-745.

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  • A cura di Luca Pilone
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