Dizionario Biografico dei Protestanti in Italia

Carlo Augusto Padelletti

Carlo Augusto Padelletti (1871 – 1957) membro della Chiesa valdese di Siena, fondatore della Chiesa evangelica di Montalcino, imprenditore e filantropo.

Biografia

Naque a Montalcino da antica e nobile famiglia del luogo, il padre Guido era un insigne docente di diritto romano, la madre, Hilda Zumpt, era berlinese. Dopo la morte precoce del padre, lasciò Bologna per stare accanto alla madre e alla sorella minore Sofia, che morì bambina. Ricevette dalla madre un'educazione improntata a una intensa spiritualità evangelica; Hilda si dedicò a opere filantropiche, come la fondazione di un asilo infantile in memoria della figlia e dal 1912 fece tradurre e pubblicare a sue spese, per la prima volta in Italia, il libro di preghiere La parola del giorno, che la comunità dei Fratelli Moravi curava dal 1731. In quegli anni il piccolo libro non riuscì ad avere grande successo e la pubblicazione fu abbandonata, sebbene con il titolo Un giorno una parola sia divenuto ampiamente diffuso nell'ambiente evangelico italiano.

Dal 1907 i Padelletti apparivano tra i membri della Chiesa valdese di Siena e ne furono cospicui benefattori. La loro casa di Montalcino era aperta a tutti gli evangelici italiani e a personalità protestanti europee. I pastori tenevano periodicamente culti nella cappella di famiglia, frequentati da un piccolo gruppo di evangelici del luogo, persone umili, in maggioranza giovani donne.

Nel 1913 Carlo sposò Jeanne Grenier, ginevrina, di antica e nobile famiglia proveniente da Tolosa. La coppia ebbe quattro figli.

Il paese di Carlo Augusto era a quel tempo un paese di contadini poveri e di agrari che per antica tradizione manteneva un tribunale, un Seminario, un ospedale. Adagiato su un colle tra la val di Chiana, dove da tempo erano attivi i “fratelli” e dal 1906 al 1911 anche la Chiesa Valdese, e l'Amiata, era la terra di Davide Lazzeretti.

Per Carlo – laureato in medicina, in legge e in scienze politiche – fu il campo di azione della sua testimonianza evangelica. Nella sua attività si distinsero due direttrici, una filantropica e una imprenditoriale, non in contrasto fra loro. La prima, unita alla fiducia nelle istituzioni e nel progresso, lo portò a istituire una scuola complementare privata, nella quale egli stesso insegnava, a proporre e a sostenere, in qualità di assessore alla pubblica istruzione del Comune, l'apertura di una scuola magistrale. Nella sua visione istruzione e lavoro erano unite per assicurare a tutta la zona un futuro migliore.

Per molti anni fu presidente della Società Operaia di Mutuo Soccorso e dell'Associazione Culturale Giovanni Moglio; fu inoltre membro della massoneria. La sua attività imprenditoriale fu intensa ed eclettica: fece costruire una centrale per la produzione di energia elettrica, alimentata da ovuli di carbonella, costruì un frantoio, un mulino, una segheria elettrica, una fornace, una cereria, una tipografia e una fabbrica di sbozzi di pipe. Nel primo decennio del Novecento dava lavoro a circa duecento persone.

Restò tuttavia isolato nella sua visione modernizzatrice, incontrando una forte ostilità fra gli altri proprietari terrieri. Investimenti azzardati, uniti ai contrasti esistenti e alla sua attività di beneficenza, lo portano al fallimento e a gravi problemi economici, sia pure disponendo di un esteso patrimonio fondiario.

Durante la Grande Guerra, Carlo partecipò come tenente medico; dopo il tumultuoso periodo del dopoguerra nel paese prevalse la reazione degli agrari. Solidamente fascista, Montalcino emarginò sempre di più Padelletti, escluso, in quanto evangelico, anche dai circuiti della sociabilità cittadina, che culminavano nei festeggiamenti per la “Madonna del Soccorso”. Nel 1923 dissentì, in qualità di presidente della sezione liberale, dall'accordo con i fascisti e negli anni successivi fu costretto a dimettersi da vari incarichi.

Deluso da ogni politica, non lo fu mai dall'impegno sociale e dalla fede. Intorno a lui e alla moglie continuò a riunirsi la piccola comunità, sempre più distante dall'ufficialità valdese, al punto che nel 1930 si ebbe la rottura con la Chiesa Valdese, dolorosa per lui e per l'amico pastore di Siena Giovanni Petrai, rottura a suo avviso necessaria, come spiega in una lettera al pastore, per riunire le «anime salvate a Montalcino in una chiesa secondo la linea dello Spirito Santo, senza che l'uomo possa guastare ciò che Dio fa».

La comunità di Montalcino aderì quindi alla chiesa Apostolica introdotta in Italia da Alfredo Del Rosso, originario di Poggibonsi (Siena), già scolaro della scuola evangelica del capoluogo e pupillo prediletto di Petrai. Tale chiesa risultò tra i culti non ammessi sotto il Fascismo e mostrò alcune affinità con le Chiese pentecostali, che furono oggetto di aperta ostilità da parte del regime e infine di proibizione dal 1935. La comunità di Montalcino aveva tuttavia una fisionomia diversa sia da quelle pentecostali sia da quelle della Chiesa Apostolica. Il sogno, la visione, il miracolo, la guarigione fecero parte dell'esperienza montalcinese, ma questa si strutturò per la decisione e sotto la responsabilità di due colti nobili evangelici, avvicinandosi alle iniziative del pietismo tedesco e a quelle di Piero Guicciardini. Nella delicata situazione Padelletti agì sempre con grande cautela verso le autorità, per poter continuare a tenere i culti e offrire ospitalità, protezione e anche lavoro a numerosi evangelici. Alla fine della guerra la famiglia si riavvicinò alla Chiesa Valdese: nel 1945 il pastore di Siena annotava di essere stato chiamato a Montalcino per due battesimi e per qualche culto, mentre la comunità originaria era oramai dispersa.

La moglie Jeanne morì nel 1951, Carlo a Firenze, nel 1957.

Fonti archivistiche

Archivio Tavola Valdese (in ATV), Serie IX, cartella 155, Francesco Rostan.
Archivio Tavola Valdese (in ATV), Serie IX, cartella165, Petrai Giovanni.
Archivio privato Carlo Augusto Padelletti.

Bibliografia

G. Rustici, La Chiesa Evangelica di Siena. Evangelizzazione ed azione educativa (1883-1914), in «Annuario 1998-1999. Istituto Storico Diocesano, Siena», pp 45-113.spazio
G. Rustici, La chiesa cristiana evangelica valdese di Siena e la sua diaspora,(1914-1952) in «Annuario 2000-2001. Istituto Storico Diocesano, Siena», pp. 83-168.

  • A cura di Gabriella Rustici
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