Dizionario Biografico dei Protestanti in Italia

Niccolò Introna

Niccolò Introna (13 maggio 1868 – 10 maggio 1955) direttore generale della Banca d'Italia, membro della comunità valdese di Via IV Novembre a Roma.

Biografia

Nato a Bari, era figlio di Nicolavito e Marianna Salvati. Nel 1890 sposò Emilia Capponi, con la quale ebbe cinque figli.

Cresciuto in una famiglia benestante, si avvicinò giovanissimo alla Chiesa valdese. Dopo essersi diplomato in ragioneria, nel 1888 entrò come volontario nella sede di Bari della Banca nazionale del Regno d'Italia che nel 1893 si trasformò nella Banca d'Italia.

Dopo aver diretto a partire dal 1902 la filiale di Lecce ed essere stato nominato ispettore nel 1905, nel 1911 divenne il principale collaboratore del direttore generale Bonaldo Stringher ed ebbe un ruolo molto importante nelle trattative che portarono al riassetto finanziario dell'industria siderurgica, all'epoca in profonda crisi. Nel gennaio dell'anno successivo venne nominato capo servizio dell'ispettorato e nel 1913 entrò nel consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale di credito per la cooperazione, creato per rispondere ai bisogni finanziari delle società cooperative.

Nel primo dopoguerra affrontò la crisi industriale determinata dalle errate previsioni delle banche circa la crescita della produzione industriale e dei prezzi. Nel 1922 si occupò del controverso caso del Banco di Roma, partecipando attivamente alla trattative per il suo salvataggio.

Quando, nel 1926, fu affidata alla Banca d'Italia la nuova funzione di vigilanza sugli istituti di credito, avviò il servizio, occupandosi allo stesso tempo di redigere le norme di attuazione. Sempre in quegli stessi anni entrò a far parte dei consigli di amministrazione della Società italiana per le strade ferrate meridionali e della Società per la bonifica dei terreni ferraresi e per imprese agricole.

Nel luglio del 1928 venne nominato vicedirettore generale della Banca d'Italia e alla morte dello Stringher, avvenuta nel 1930, puntò alla carica di direttore generale. Contrariamente alle aspettative, negli anni successivi i direttori generali vennero o immessi dall'esterno o selezionati tra gli ex subordinati di Introna. All'origine di questo lungo blocco alla sua carriera ci furono le campagne condotte tra il 1927 e il 1933 contro di lui dal giornale «L'Impero», la sua freddezza nei confronti del regime fascista e soprattutto la sua decisione di non rinunciare agli incarichi all'interno della comunità valdese di Roma. Membro attivissimo, a partire dal 1907 volte eletto nel consiglio di chiesa, con gli incarichi di anziano, diacono e cassiere. Inviato più volte come deputato al Sinodo valdese, a partire dagli anni '20 ricoprì lil ruolo di presidente del consiglio dell'ACDG di Roma.

Quando, subito dopo l'8 settembre del 1943, i tedeschi chiesero la consegna dell'oro della Banca d'Italia, Introna ebbe l'idea di nascondere metà del prezioso metallo dissimulando l'operazione con false scritturazioni. Nel luglio del 1944 venne nominato commissario straordinario per le zone liberate e nel gennaio dell'anno successivo divenne direttore generale della Banca d'Italia.

A causa di forti contrasti, rassegnò le dimissioni nell'aprile del 1946, mantenendo però l'incarico di direttore onorario fino al 1951.

Morì a Roma il 10 maggio del 1955.

Bibliografia

Niccolò Introna, in «La Luce», n. 10, 12 maggio 1955.spazio
M. Cignoni, I valdesi a Roma, Roma, Bellastampa, 1983.spazio
G. Rochat, Regime fascista e Chiese evangeliche, Torino, Claudiana, 1990.spazio
La Banca d'Italia e il sistema bancario (1919-1936), a cura di G. Guarino e G. Toniolo, Roma-Bari, 1993.spazio
A. Gigliobianco, Niccolò Introna, in «Dizionario biografico degli italiani», vol. 62, Roma, Istituto della enciclopedia italiana, 2004, pp. 529-532.spazio
A.E. Visone, Niccolò Introna. Al vertice della Banca d'Italia, in «Scelte di fede e di libertà. Profili di evangelici nell'Italia unita», a cura di D. Bognandi e M. Cignoni, Torino, Claudiana, 2011, pp. 121-123.

  • A cura di Luca Pilone
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