Dizionario Biografico dei Protestanti in Italia

Francesco e Rosa Madiai

Francesco Madiai (1805 – 1868) operaio, imprigionato con la moglie Rosa a motivo della sua fede evangelica, fu esule.

Biografia

Francesco e Rosa Madiai

Nacque nei pressi di Firenze, a Diacceto di Pelago, nel 1805.Cresciuto in una famiglia di piccoli proprietari di campagna, aveva intrapreso l’attività di corriere, giungendo a emigrare nel 1840 a New York, ospite di un fratello. Proprio per tramite della cognata, membro della Chiesa Metodista Episcopale, entrò in contatto con la spiritualità del Risveglio. Tornato in patria, trovò lavoro presso una benestante famiglia inglese stabilitasi a Firenze, dove incontrò Rosa Pulini (1796-1871), governante della casa ed evangelica: con il suo aiuto Madiai maturò definitivamente una scelta di fede in senso protestante.

Dopo aver acquistato una pensione per forestieri in Santa Maria Novella, i due giunsero presto alle nozze. I Madiai, si dedicavano assiduamente alla lettura biblica e ai culti famigliari, prassi allora proibita dopo il ritorno del Granduca e l'abolizione della libertà religiosa. Una delle vittime più illustri della repressione fu il conte Piero Guicciardini, costretto a emigrare nel 1851 dopo un breve processo, tra il clamore della stampa europea. Alla vigilia dell’esilio il fondatore delle Chiese libere aveva redatto un significativo memoriale, quasi un mandato ai suoi confratelli fiorentini: «Andate di casa in casa per rompere il pane. Così facevano tutti i fedeli, tutti i discepoli nei tempi apostolici. Non vi è bisogno per questo né di apparato, né di forma, né di persone speciali. Ciò è buono a sapersi in tempi difficili e di persecuzione come questi, in cui non è permesso alla vera chiesa di avere una organizzazione esteriore».

Durante una riunione casalinga, il 17 agosto 1851, i Madiai vennero sorpresi dalla polizia e Francesco fu condotto agli arresti (l’incarceramento di Rosa fu di qualche giorno successivo) insieme con tre correligionari (F. Mannelli, A. Fantoni e A. de Noè Walker, un inglese presto rilasciato). Inizialmente condotto al Bargello, fu successivamente trasferito al penitenziario delle Murate. Il caso ebbe vasta eco sulla stampa internazionale, tanto da spingere Lord Palmerston, allora titolare del Foreign Office, a sostenere le spese processuali per conto del Gabinetto britannico. Rinviati a giudizio per essersi fatti “operatori di propaganda e proselitismo alla cosiddetta religione evangelica”, i Madiai furono condannati nel giugno del 1852; la sentenza, successivamente confermata in Cassazione, prevedeva la condanna a quattro anni e otto mesi di reclusione ai lavori forzati a Volterra per Francesco e a tre anni e nove mesi per Rosa, da scontare a Lucca.

Il Madiai case esplose subito con grande forza, tra le pressioni delle diplomazie delle potenze protestanti per l’ottenimento della grazia e la strenua difesa della posizione leopoldina da parte dei clericali. Molte furono le petizioni dell’opinione pubblica inglese alla regina Vittoria affinché intervenisse sulla vicenda, mentre le organizzazioni evangeliche internazionali si attivarono in una grande mobilitazione. Lord Shaftesbury spese tutto il suo peso politico e morale a favore dei due coniugi, e l’Alleanza Evangelica Mondiale organizzò una delegazione internazionale allo scopo di chiederne la scarcerazione: composta da francesi, prussiani, inglesi e statunitensi, partita da Londra e guidata da Lord Roden, tra i maggiori attivisti e sostenitori della causa protestante, essa non fu neppure ricevuta dal Granduca, sottoposto alle forti pressioni della Santa Sede. Fu solo l’anno seguente, al seguito di nuovi appelli da parte di Napoleone III e dei governi europei e americano, che la pena dei Madiai fu commutata in esilio (marzo 1853).

Trasferitisi a Marsiglia e successivamente a Hyères e a Nizza, Francesco e Rosa ripresero il loro impegno evangelistico, incaricandosi della gestione di un deposito di Bibbie destinate all’Italia di proprietà della Società Biblica britannica e forestiera. Fu solo con il Governo provvisorio toscano successivo alla cacciata del sovrano, nel 1859, che i Madiai riuscirono a rimpatriare, nonostante le ormai precarie condizioni di salute di Francesco. Il lungo periodo di prigionia ne aveva infatti minato il fisico, limitandone progressivamente l’azione. Il suo impegno tuttavia non giunse ancora a conclusione, e nel 1861 egli contribuì alla creazione di un comitato per un nuovo cimitero evangelico fiorentino (che fu costruito agli Allori), essendo divenuto impraticabile quello “degli Inglesi” di Porta a’ Pinti. Stabilitosi successivamente a Nyon in Svizzera per delle cure, vi morì nel 1868. Il suo nome e quello della moglie sono per molti versi divenuti un simbolo della storia evangelica nell’Italia dell’Ottocento.

Bibliografia

D. Maselli, Tra Risveglio e millennio. Storia delle chiese cristiane dei Fratelli 1836-1886, Torino, Claudiana, 1974.spazio
G. Spini, Risorgimento e protestanti, Torino, Claudiana, 19983 (I ed. 1956).spazio
S. Maghenzani, Francesco e Rosa Madiai. «The prisoners of Jesus Christ», in Scelte di fede e di libertà. Profili di evangelici nell'Italia unita, a cura di D. Bognandi e M. Cignoni, Torino, Claudiana, 2011, pp. 26-28.

  • A cura di Simone Maghenzani
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