Dizionario Biografico dei Protestanti in Italia

Costantino Reta

Costantino Reta (1814 – 1858) patriota, letterato, innografo e pubblicista, fu deputato ed esule.

Biografia

Costantino Reta

Nato a Genova da famiglia di forte tradizione cattolica, dopo gli studi umanistici divenne regio corriere e si dedicò al giornalismo con brillanti prospettive. Collaborò tra il 1841-42 con la rivista scientifico-letteraria torinese «L'Eridano» e a «Il Telegrafo, effemeride italiana» (1843), avvicinandosi successivamente agli ambienti cavouriani e alla testata «Il Risorgimento». Scrisse anche nel 1845 un profilo di Cristoforo Colombo per la Biografia iconografica degli uomini celebri che fiorirono dal X secolo ai nostri giorni negli Stati del Re di Sardegna.

I fatti del 1848 lo distanziarono dal moderatismo di Cavour e dal suo organo di stampa, assumendo la direzione de «Il mondo illustrato». Abbracciando quindi le posizioni della Sinistra, divenuto fervente democratico, ricoprì il ruolo di segretario del Circolo Nazionale di Torino e fu dunque eletto per la I la II legislatura nel neonato Parlamento subalpino per il collegio di Santhià. Promotore della guerra all'Austria, fu artefice di una petizione per la realizzazione dell'unione militare degli italiani attraverso un congresso nazionale, e all'indomani della sconfitta di Novara si adoperò per la mobilitazione della Guardia Nazionale.

Nell'anno delle rivoluzioni pubblicò diversi opuscoli di propaganda nazionale tra cui Popolo, Popolo, viva l'Unità Italiana (Torino, 1848); Ultimi fatti, I Cinquecento, Il Sacro Cuore (Torino, 1848). All'opposizione del governo Gioberti, la sconfitta del Regno di Sardegna lo portò a contribuire alla sollevazione di Genova, e dal 30 marzo 1849 a divenire triumviro della città assieme a Giuseppe Avezzana e Davide Morchio. Repressa l'insurrezione, esulò a Marsiglia sfuggendo alla condanna a morte, dove compilò un Diario dell'anonimo di Marsiglia, a lui appunto attribuito. Partecipò dunque all'ultima fase della difesa della Repubblica romana, prendendo la strada di Malta dopo l'occupazione francese. Rieletto proprio nel 1849 alla Camera dei deputati sebbene contumace, non vi venne ammesso a motivo della sentenza del Magistrato d'appello di Genova che confermava la sua condanna. E' probabile che già a Malta avesse incontrato l'ex sacerdote Luigi Desanctis, col quale si trasferì a Ginevra.

Entrato in contatto con i circoli evangelici, presto convertitosi, divenne una figura eminente della Società Evangelica Italiana, tirando a campare offrendo lezioni di lingua e con piccoli lavoretti giornalistici. Dichiaratamente schierato su posizioni di democrazia radicale dalle venature socialiste, diede nel 1851 alle stampe la sua opera maggiore, La Scienza nuova, in cui azione politica e volontà di una riforma morale degli italiani tornavano a saldarsi. Pur tentando di realizzare nel 1855 una incompiuta storia ecclesiastica, non smise la sua attività di pubblicista.

Coinvolto in molte polemiche con la stampa cattolica, controbattè dalle colonne de «La luce evangelica» (giornale delle Società evangeliche di Torino e Genova) alle accuse di apostasia e di essere un profittatore mossegli da «L'Eco del Monte Bianco» e dai redattori del «Cattolico». Lo scambio più intenso sulle ragioni della sua fede fu tuttavia generato da una lettera del padre, che nel 1854 sulle pagine del foglio reazionario «L'Armonia» scrisse A Costantino Reta suo padre dolentissimo. Rispondendogli su «La Buona Novella», Costantino difese le sue posizioni di fede con molta dignità, precisando che gli studi storici e la sua maturazione critica lo avevano portato a riflettere sulla centralità della Scrittura necessaria alla vita della Chiesa, e dunque esponendo le sue convinzioni in merito alla giustificazione per fede e al rapporto tra grazia e legge.

La comunità italiana evangelica di Ginevra trovò nel Reta, specialmente dopo il rimpatrio del Desanctis, una colonna su cui fondarsi. Egli contribuì pure con una ventina di testi all'innario realizzato dall'ex membro del Sant'Ufficio, Cantici sacri ad uso dei cristiani d'Italia (1853). Fondatore di una Associazione evangelica italiana, mantenne intensi contatti anche con la chiesa francofona, scrisse fino alla fine per «L'amico di casa» e, per quel che concerne la politica, fu segretario del comitato ginevrino della Società nazionale.

Vissuto in ristrettezze economiche, ebbe numerosa famiglia. Morì nell'aprile del 1858, e al suo funerale intervennero tanto il colonnello Tronchin per la Società Evangelica di Ginevra quanto Leopoldo Spini per i democratici italiani. La Borsa Italiana, organizzazione caritativa degli esuli, provvide almeno per i primi anni al soccorso della moglie e dei suoi cinque figli, ancora in tenera età.

Pubblicazioni principali

C. Reta, Popolo, Popolo, viva l'Unità Italiana, Torino, 1848.spazio
C. Reta, La Scienza nuova, ossia ragione dei diritti politico-sociali della civiltò, Ginevra, Società editrice l'Unione, 1851.

Bibliografia

V. Vinay, Evangelici italiani esuli a Londra durante il Risorgimento, Torino, Claudiana, 1961.spazio
D. Maselli, Tra Risveglio e millennio. Storia delle Chiese Cristiane dei Fratelli 1836-1886, Torino, Claudiana, 1978.spazio
A. Grimaldi, Un evangelico protagonista del Risorgimento italiano: Costantino Reta, in «Bollettino della Società di Studi Valdesi», n. 191, 2002, pp. 87-117.spazio
A. Grimaldi, L'esperienza spirituale di Costantino Reta (I), in «Studi ecumenici», n. 4, 2005, pp. 587-612; (II) n. 1, 2006, pp. 51-88.spazio
A. Grimaldi, Costantino Reta negli anni dell'esilio (1849-1858), in «Rassegna storica del Risorgimento», XVIV, 2007, pp. 381-410.spazio
A. Girmaldi, Costantino Reta. Un protagonista del Risorgimento, in Scelte di fede e di libertà. Profili di evangelici nell’Italia unita, a cura di D. Bognandi e M. Cignoni, Torino, Claudiana, 2011, pp. 36-39.

  • A cura di Simone Maghenzani
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