Dizionario Biografico dei Protestanti in Italia

Pietro Giardina

Pietro Giardina (24 ottobre 1824 – 9 novembre 1892), frate domenicano, garibaldino, diventato valdese fu maestro evangelista in Sicilia.

Biografia

Pietro Giardina nacque a Modica (Rg) da una facoltosa e antica famiglia nota per la sua religiosità. Il padre, secondo la consuetudine, decise di avviare il figlio minore Pietro (così come altri suoi fratelli) alla vita monastica nell’ordine domenicano.

Il ragazzo, sedicenne, contrario a questa decisione, fuggì di casa con la connivenza della balia, trovando ospitalità presso un colono di Spaccaforno, che lo mise a lavorare nei campi. Rintracciato dai carabinieri dopo sei mesi, tentò una seconda volta la fuga, ma venne arrestato e ricondotto a Modica.

Il ragazzo dovette piegarsi alla volontà dei genitori, entrando a diciott’anni nel convento domenicano di Noto. Tuttavia, chiese di entrare nella Compagnia di Gesù: questo gli avrebbe permesso non soltanto di studiare diverse discipline, ma di ritardare l’assunzione dei voti (che per i Gesuiti avveniva a trent’anni), nella speranza che i genitori mutassero opinione e lo lasciassero libero di scegliere la propria strada. In realtà essi ottennero dal Papa di poter anticipare la sua professione, che avvenne all’età di ventidue anni a Taormina.

Compiuti quindi con profitto gli studi, grazie alla sua intelligenza e serietà, fu frate predicatore per diciotto mesi a Piazza Armerina, due anni a Caltanissetta, poi fu lettore a Palermo, dove rimase otto anni, quindi priore a Ragusa per ventidue mesi, infine a Roma per sei mesi.

In questo periodo maturò convinzioni che lo portarono sempre più lontano dal cattolicesimo.A Roma, approfondendo la conoscenza della Bibbia alla ricerca di un proprio percorso di fede, entrò in contrasto con i superiori. Durante la visita del cardinale Savelli, che gli era molto affezionato, alle domande sull’andamento del convento gli riferì di alcuni comportamenti immorali. Il cardinale, temendo ritorsioni su Giardina, che sarebbe stato accusato di delazione, fece in modo di trasferirlo, munendolo di salvacondotto e vestiti borghesi e facendolo accompagnare da una persona fidata fino a Napoli. Giardina proseguì quindi per Palermo.

Giunto a Palermo nel 1860, all’arrivo dei garibaldini decise di abbandonare il convento. Bruciata pubblicamente la tonaca, prese con sé centoventi monaci e si unì a Garibaldi, seguendolo a Milazzo e poi a Capua. Partecipò in prima linea alle battaglie: arruolatosi nella sezione sanità, curò i feriti e confortò con la Parola di Dio chi lo circondava. A Teano salvò l’ambulanza dall’attacco dei borbonici e fu promosso luogotenente sul campo.

Finita l’avventura garibaldina, Giardina dovette scontrarsi con una dura realtà: la sua famiglia, ostile alla sua scelta e incapace di perdonare lo scandalo provocato, lo ripudiò.

Giardina fu quindi costretto ad abbandonare la città natale e viaggiando attraverso l’Italia, arrivò in Piemonte, a Torino, dove ebbe modo di conoscere evangelici di diverse denominazioni.

A Torino insegnò matematica nelle classi ginnasiali e tecniche; nel 1861 cominciò a collaborare come maestro presso la scuola evangelica di Porta Milano, creata dal pastore Giovanni Pietro Meille, grazie alla cui predicazione aderì alla Chiesa Valdese. Nello stesso anno sposò Giuseppina Franzero, vedova Layolo e già dama di corte, la quale aveva già un figlio, Giorgino.

Entrato al servizio del Comitato di Evangelizzazione della Chiesa Valdese, nel 1867 Giardina fu inviato in Sicilia, a Palermo, inizialmente come maestro elementare per tutte le classi, poi, data la sua preparazione culturale, per le classi superiori.

Il lavoro era piuttosto gravoso e lo stipendio troppo basso per mantenere la famiglia e pagare la nutrice per la figlia Vincenzina, nata nell’ottobre 1872; tuttavia, nel marzo dell’anno successivo, Giardina fu trasferito a Riesi come maestro evangelista, responsabile della chiesa e delle scuole. Poco dopo, fu raggiunto dalla moglie e dai figli: Giorgino, che lo avrebbe aiutato nell’istruzione dei più piccoli, Giovannino e la piccola Vincenzina.

La Chiesa evangelica di Riesi si era formata grazie alla predicazione del pastore Augusto Malan, che da Messina era giunto a cavallo nella città delle zolfatare, chiamato da una petizione popolare. La folla giunta ad ascoltarlo era stata talmente numerosa da dover essere accolta nella chiesa di S. Giuseppe, allora sconsacrata.

A Riesi la famiglia Giardina trovò una buona accoglienza e si adattò all’ambiente. Spesso Giardina era chiamato a tenere conferenze in varie città, i culti e la scuola domenicale erano molto frequentati, l’attività delle scuole elementari e serali da lui create era apprezzata, al punto che il Consiglio comunale decise di destinargli una gratifica di trecento lire per il miglioramento dato all’istruzione.

Non mancarono però i conflitti: iniziarono a giungere le prime denunce contro le scuole evangeliche, seguite dall’esortazione del Provveditore agli studi di Caltanissetta a escludere dall’insegnamento scolastico la Bibbia, i cantici evangelici e qualunque altro testo religioso, per evitare ulteriori contrasti.

Nel 1876, inoltre, le difficoltà aumentarono notevolmente: la nuova Giunta era fortemente clericale, alcuni membri si allontanarono dalla chiesa, a Giardina venne negata l’autorizzazione a riaprire le scuole, perché non in possesso della patente di maestro elementare, pertanto fu costretto a insegnare in casa, a un piccolo numero di figli di evangelici.

A questi problemi si aggiunsero alcuni gravi lutti famigliari: dapprima la malattia e la morte del figlio Giovannino a cinque anni, poi quella della moglie Giuseppina, trentaseienne, nel novembre 1876, che lasciava il figlio Giorgino di sedici anni e Vincenzina di quattro.

Dopo la morte della moglie, Giardina chiese di essere trasferito a Modica, suo paese natale: ottenne di potervi prolungare il soggiorno, pur continuando a occuparsi della comunità di Riesi, con tutti i disagi che questo comportava, essendo il viaggio molto impegnativo (doveva essere effettuato in corriera, nave e carrozza). Modica in effetti non era e non divenne sede di una Chiesa valdese, anche se dal 1873 Giardina si occupò per alcuni anni della predicazione presso la locale Società Operaia di Mutuo Soccorso, attività che proseguì per circa cinque anni. In seguito, il gruppo si assottigliò, anche a causa della profonda ostilità del clero e della pesante campagna diffamatoria contro i protestanti, alla quale Giardina replicò con due lettere aperte a don Fisichella, prete di Modica, datate 18 giugno e 2 luglio 1878 e stampate dalla tipografia Avolio.

Tuttavia, malgrado questa situazione sfavorevole, i lutti, la situazione economica sempre precaria, Giardina proseguì la sua missione evangelica. Iniziò a visitare un gruppo di pescatori di Scoglitti, diventati evangelici in seguito alla testimonianza di un marinaio entrato in contatto con la comunità valdese di Messina. Inoltre, alcuni operai di Vittoria, che per lavoro si recavano a Modica e avevano potuto ascoltare le sue predicazioni, nel 1879 chiesero attraverso una petizione firmata da una quarantina di operai e contadini di fare altrettanto nella loro città.

Alla fine di quell’anno Giardina si trasferì quindi a Vittoria; nacque così la comunità valdese, intorno alla quale si sviluppò anche una scuola diurna e serale per i contadini e un Circolo Evangelico di Mutuo Soccorso, entrambi organizzati da Giardina. Malgrado l’opposizione del clero cattolico, che portò all’abbandono di alcuni membri, la comunità continuò a progredire, al punto che il Comitato di Evangelizzazione inviò un collaboratore, Gioacchino Arnao, per sostenere Giardina, già in cattive condizioni di salute.

Dopo un anno di attività la chiesa era formata da quarantatre membri comunicanti, dodici catecumeni e sessanta altri iscritti. La condizione della comunità evangelica non era però facile: più volte, soprattutto con il verificarsi di calamità naturali come siccità o gelate che compromettevano il raccolto e le vigne, principale risorsa di Vittoria (come accadde nel 1881), il clero accusò gli evangelici di esserne la causa.

Nel frattempo Giardina, rimasto solo con la figlia Vincenzina (Giorgino era tornato a Torino, sotto la tutela della zia Virginia, per studiare Farmacia), il 27 novembre 1881 sposò Marianna Sanfilippo, figlia del viceprefetto di Palermo. Questa si prese cura della bambina, ma si occupò anche della sezione femminile che il marito aveva aperto nella scuola di Vittoria. Dal matrimonio nacque anche una seconda figlia, Emma, nel 1886.

Nell’aprile 1882 Giardina fu incaricato di occuparsi di Trapani; dovette quindi trasferirsi con la famiglia nella nuova sede, dove si presentarono subito grandi difficoltà. L’opposizione cattolica era particolarmente pesante e gli atti di vandalismo richiesero la presenza delle forze dell’ordine nei pressi del locale di culto (e quando queste terminarono l’incarico, di una persona pagata per sorvegliare l’ingresso). Altri comportamenti ingiuriosi restarono impuniti, e a queste difficoltà si aggiunsero le defezioni di alcuni maestri e della donna di servizio.

Nonostante queste difficoltà e una grave malattia agli occhi che rese necessaria un’operazione (in seguito alla quale perse un occhio), Giardina continuò a studiare, conseguendo infine la patente di maestro elementare.

Il soggiorno a Trapani durò, tra mille difficoltà, sette anni, fino al 1889. Nell’ottobre di quell’anno Giardina fu trasferito a Grotte, con il doppio incarico di pastore e maestro, per fondare una nuova chiesa e nuove scuole: lì la situazione era decisamente migliore, i culti e la Scuola domenicale erano ben frequentati, con centosette alunni alle scuole diurne e quaranta a quelle serali. Giardina e la figlia Vincenzina insegnavano alle scuole elementari, mentre la moglie Marianna si occupava delle superiori. Eppure, dopo alcuni mesi Giardina chiese di tornare a Modica.

Tornato a Modica nell’estate del 1890, Giardina continuò a curare i paesi vicini (Scicli, Ispica, Rosolini, Ragusa), pur senza riuscire a fondarvi delle chiese evangeliche stabili, a causa dell’opposizione del clero locale.

Ammalatosi, fu sottoposto a una operazione alla vescica, in seguito alle cui complicazioni morì a Catania.

Fonti archivistiche

Archivio Tavola Valdese (in ATV), Serie IX, cartella 75, Giardina Pietro.spazio
Archivio Tavola Valdese (in ATV), manoscritto di P. V. Panascia, Breve storia di Pietro Giardina, 1824-1892. Da priore domenicano a pastore valdese, 1998.

Bibliografia

«L’Italia Evangelica», n. 50, 10 dicembre 1892.spazio
Cento anni di storia valdese (1848-1948), Torre Pellice, Claudiana, [1951].spazio
V. Vinay, Storia dei Valdesi, III. Dal movimento evangelico italiano al movimento ecumenico (1848-1978), Torino, Claudiana, 1980.spazio
Dalle Valli all’Italia (1848-1998), a cura di B. Bellion, M. Cignoni, G. P. Romagnani, D. Tron, Torino, Claudiana, 1998.spazio
A. Panascia, Pietro Giardina. Il domenicano che bruciò la tonaca, in Scelte di fede e di libertà. Profili di evangelici nell’Italia unita, a cura di D. Bognandi e M. Cignoni, Torino, Claudiana, 2011, pp. 91-93.

Immagini

  • A cura di Sara Tourn
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