Dizionario Biografico dei Protestanti in Italia

Giovanni Morelli

Giovanni (Giacomo Lorenzo) Morelli (Morell) (25 febbraio 1816 – 28 febbraio 1891), storico e critico dell'arte, partecipò alle guerre d’indipendenza, diventando in seguito deputato e senatore del Regno d'Italia.

Biografia

Nato a Verona, era figlio di Giovanni Lorenzo e di Ursula Zavaritt, una coppia di protestanti di origine svizzera. Il padre e i due fratelli morirono dopo pochi anni e la madre, rimasta vedova nel 1821, si trasferì a Bergamo dove già si trovava la sua famiglia (il padre lavorava nel settore tessile).

Non potendo frequentare le scuole locali in quanto protestante, studiò dal 1826 al 1832 ad Aarau (Svizzera) e poi all’Università di Monaco dal 1833 al 1836, laureandosi in medicina. Pur non esercitando mai la professione, la sua formazione influì sull’approccio utilizzato nella sua attività di critico d’arte e nell’elaborazione del metodo attributivo sperimentale delle opere pittoriche per il quale è noto, che è alla base della legislazione in materia di tutela e catalogazione dei beni artistici.

Morelli s’iscrisse poi alla facoltà di scienze naturali di Erlangen (Germania), dove approfondì lo studio dell’anatomia comparata, della fisiologia e della zoologia, frequentando allo stesso tempo l’ambiente pittorico. Dal 1838 visitò diverse città europee tra cui Berlino, Parigi, Firenze, Roma, Napoli e Palermo, entrando in contatto con diversi circoli e salotti di intellettuali che lo portarono lentamente a spostare i suoi interessi verso l’ambito letterario e artistico.

Fu più volte a Firenze, dove frequentò l’ambiente di Gino Capponi, Giovanni Pietro Vieusseux e Giovanni Battista Niccolini. Trasferitosi a Bergamo dal 1844, negli anni seguenti intrecciò una profonda amicizia con Alessandro Manzoni e fece parte dell’ambiente colto della città e in particolare della comunità protestante, animata da un forte interesse per la questione italiana, ma al tempo stesso nutrita di modi di pensare e di vivere europei.

Nel 1848 prese parte alle Cinque giornate di Milano e all’occupazione di Monza, assumendo il ruolo di mediatore per la sua conoscenza delle lingue, con un incarico nel governo provvisorio lombardo che lo inviò come suo rappresentante alla Dieta di Francoforte. In quell’occasione scrisse un opuscolo a favore della liberazione italiana, intitolato Worte eines Lombarden an die Dutschen. Fu poi a Venezia come tenente di fanteria, ma il fallimento dei moti insurrezionali lo convinse a ritirarsi dalla scena pubblica dedicandosi agli studi.

Negli anni Cinquanta frequentò i circoli artistici e i restauratori milanesi, diventando consulente per diversi collezionisti italiani e inglesi e formando egli stesso una propria collezione. Diventato amico di Francesco De Sanctis, nel 1855 lo propose per la cattedra di letteratura italiana al Politecnico di Zurigo, dove De Sanctis rimase fino a quando divenne ministro.

Ripresa l’attività politica e militare, nel 1859 venne nominato comandante della guardia nazionale di Bergamo e in seguito ricevette la cittadinanza del Regno di Sardegna per meriti militari. Il 10 maggio del 1860 fu eletto deputato per la città di Bergamo, mantenedo l'incarico fino al 1870. In quegli stessi anni si trasferì a Torino, dedicandosi alla tutela del patrimonio artistico e all’educazione. Per le sue competenze fu incaricato da Camillo Benso, conte di Cavour, di catalogare gli oggetti d’arte dei conventi soppressi delle Marche e dell’Umbria. Allo stesso stempo ricevette da Francesco De Sanctis, diventato ministro della pubblica istruzione, il compito di indagare sulla situazione dell’Accademia di belle arti di Firenze, partecipando anche alla commissione incaricata di formulare un progetto di legge sulla conservazione dei beni artistici.

Nel 1866 si arruolò come volontario combattendo, ormai cinquantenne, in diverse battaglie della terza guerra d’indipendenza in qualità di capitano di Stato Maggiore della guardia nazionale. Anche altri evangelici bergamaschi parteciparono alla campagna, tra cui il discepolo e amico Gustavo Frizzoni, anch’egli storico e critico d’arte, cui Morelli intestò nel proprio testamento molto prezioso materiale artistico.

Dal 1874 si trasferì stabilmente a Milano, dopo essere stato, tra il 1868 e il 1869, in diversi stati europei per studiare la pittura olandese e fiamminga (Olanda, Belgio, Francia, Inghilterra, Germania e Austria) e nel 1872 in Spagna.

Senatore del Regno d’Italia nel 1873 per meriti patriottici, continuò la sua attività come consulente e catalogatore di beni artistici, diventando poi presidente del Comitato centrale per la conservazione delle belle arti, procedendo alla catalogazione dei dipinti facenti parte del patrimonio pubblico e privato italiano.

Morì il 28 febbraio del 1891 dopo una breve malattia e fu sepolto al cimitero monumentale di Milano. Aveva, infatti, richiesto la cittadinanza italiana e nel testamento aveva scritto: “Desidero essere sepolto nel camposanto di Milano in mezzo ai miei compaesani italiani e non fra i protestanti esteri!”, non per insofferenza verso le proprie radici ma per manifestare il suo patriottismo.

Pubblicazioni principali

G. Morelli, Balvi magnus, das ist die kritische beleuchtung des balvischen Missale, Monaco di Baviera,1836.spazio
G. Morelli, Das Miasma diabolicum, Strasburgo, 1839. spazio
G. Morelli, Le opere dei maestri italiani nelle gallerie di Monaco, Dresda e Berlino, Bologna, Zanichelli, 1886. spazio
G. Morelli, Kunstkritische studien über italienische Malerei, Lipsia, F. A. Brockhaus, 1890.spazio
G. Morelli, Della pittura italiana. Studi storico-critici. Le Gallerie Borghese e Doria-Pamphili in Roma, a cura di G. Frizzoni, Milano, Treves, 1897.

Bibliografia

G. Frizzoni, Cenni biografici intorno a G. M., in «Della pittura italiana. Studi storico-critici. Le Gallerie Borghese e Doria-Pamphili in Roma», a cura di J. Anderson, Milano, Adelphi, 1991, pp. 337-369.spazio
L. Santini, La comunità evangelica di Bergamo, Torino, Claudiana, 1960, pp. 112-113, 123-124, 129, 141, 144, 151.spazio
E. Wind, Critica del conoscitore d’arte, in «Arte e anarchia», Milano, Adelphi, 1968, pp. 53-74.spazio
C. Ginzburg, Spie. Radici di un paradigma indiziario, in «Miti, emblemi e spie. Morfologia e storia», Torino, Einaudi, 1986, pp. 158-165.spazio
M. Girardet, T. Soggin, Una presenza riformata a Bergamo. La comunità Cristiana Evangelica nel corso di due secoli, Bergamo, Sestante Edizioni, 2007.spazio
T. Casini, Morelli Giovanni, in «Dizionario biografico degli italiani», vol. 76, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2012, pp. 619-624.

  • A cura di Sara Tourn
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